Chi può metta, chi non può prenda.
Una frase, questa, che sempre più di frequente appare sui “panari della solidarietà”, i cestini artigianali che nei quartieri popolari della mia città vengono calati dai balconi per rendere possibile quella solidarietà che le nuove frontiere del distanziamento renderebbero altrimenti impossibile.
Questo, il principio elementare che è alla base di questa iniziativa. Chi ha qualcosa, chi può qualcosa, la metta a disposizione degli altri. Chi non ha o non può, prenda quello che gli serve. In un flusso continuo che si autoalimenta e genera valore aggiunto e beneficenza diffusa.
Nasco e vivo in un posto dove il caffè sospeso (ed, oggi, anche la spesa sospesa) è la regola, dove il modo migliore per ringraziare delle fortune in cui ti imbatti è quello di condividerle il più possibile.
Cambia lo strumento, ma non lo spirito. Ma, anzi, con l’aiuto della piattaforma l’incontro delle piccole o grandi necessità e delle piccole o grandi disponibilità diventa ancora più facile, più ampio, più fluido.
Mi piace pensare che questa iniziativa possa funzionare da moltiplicatore delle forze: come piccole formiche, che da sole potrebbero nulla, l’unione e la condivisione amplificano le possibilità e rendono realizzabile ciò che serve.
Come tanti piccoli “panari” virtuali calati dai balconi da cui ciascuno può pescare ciò che serve, proviamo a rendere possibile un mondo più solidale.
Emilio